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Percorsi virtuosi per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici

Gli eventi meteorologici degli ultimi giorni hanno dimostrato, ancora una volta e a spese dei cittadini, quanto gli ecosistemi siano sempre più vulnerabili di fronte alla forza prorompente della natura. Una situazione cha fa il paio con l’esponenziale incremento dei prezzi delle materie prime, e nello specifico del gas utilizzato per vari scopi, mentre alle porte c’è un piano nazionale che obbligherà cittadini e aziende a rivedere i consumi.

Il cambiamento climatico e la vita che verrà

Chi affronta il tema del cambiamento climatico a cuor leggero, ricordando che tali situazioni di disagio nel tempo si sono sempre verificate, sottovaluta il fatto che un evento di uguale intensità (o superiore) rispetto a 20 o 30 anni fa risulta molto più devastante perché ha molte più cose materiali da distruggere e perché la densità di popolazione dei paesi urbanizzati è decuplicata insieme al fenomeno dell’abusivismo e dell’illecito che esaspera in modo esponenziale il rischio di una catastrofe il più delle volte annunciata. 

Come è facile ipotizzare, così come in qualsiasi azienda, la programmazione e la pianificazione sono dei fattori che non possono essere presi a riferimento solo a posteriori, cioè quando il danno è già da calcolare, purtroppo anche in termini di vite umane.

Se si ricercano i colpevoli insomma non c’è che da guardarsi allo specchio per porsi le solite domande che sono ridondanti nei tavoli di concertazione nazionale e internazionale ma che stentano a trovare applicazione a livello territoriale o negli schemi d’impresa che continuano a guardare al futuro con il solo ottimismo monetario. Chiaramente le dovute eccezioni esistono e fungono da motore trainante per amplificare gli effetti di salvaguardia quale risultato di scelte coraggiose che gettano le basi per un avvenire prospero ma in chiave sostenibile.

Ancora una volta insomma ciò che non è visibile, e quindi materiale, non viene percepito dai più, quasi come non esistesse o sia solo uno specchietto per le allodole utile a teorizzare per garantirsi poltrone e visibilità mediatica. È come se il cambiamento climatico imputabile all’aumento di CO2 e altri gas fosse un pretesto per limitare la crescita aziendale, mentre dovrebbe essere un monito per invertire la rotta e garantire la vita su questo pianeta, di questo si tratta. Perché, sia chiaro, il Pianeta non cesserà di “vivere” per questi problemi antropici se non alla scadenza naturale dei termini, sicuramente più lunghi del più longevo uomo che abita attualmente la Terra. No. È la vita ad essere compromessa e l’abitabilità del mondo così come lo conosciamo oggi. 

Bisogna iniziare ad interessarsi della vita che verrà, delle generazioni future, dei nostri figli, dei nostri nipoti, garantendo loro il benessere che purtroppo noi non siamo stati in grado di percepire. 

Il nuovo piano nazionale di contenimento di consumi di gas naturale

A farci invertire la rotta è stata invece l’improrogabilità delle scelte che ci vengono oggi imposte attraverso leggi e regolamenti che obbligano il cittadino di ogni classe sociale a ripensare ai consumi e agli eccessi finora ostentati, includendo anche le aziende. L’incremento dei prezzi delle materie prime, e nello specifico del gas utilizzato per vari scopi, grava oggi sulle tasche dei consumatori determinando una revisione degli stili di vita. 

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’innesco del conflitto Ucraina – Russia e le sanzioni applicate a quest’ultima. Tale situazione ha messo a nudo la logica che ruota intorno alla dipendenza da fonti energetiche di altri Paesi (stesso principio che vale per la sovranità alimentare) rendendo “schiavo del sistema” quello acquirente. Basti pensare all’importante ruolo svolto dal gas russo nella copertura del fabbisogno nazionale di gas naturale, il cui valore si aggira intorno al 40% nel 2021, ovvero 29 miliardi di Smc su 76 Smc di gas consumati. 

Tale contingentamento ha posto la necessità di adottare misure d’urgenza per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti nazionali attraverso due priorità:

  1. assicurare un elevato grado di riempimento degli stoccaggi per l’inverno 2022 – 2023
  2. diversificare rapidamente la provenienza del gas importato.

La responsabilità dei cittadini e delle imprese

Posto che la garanzia degli approvvigionamenti la responsabilità è del tutto politica, il come adeguare i consumi e progettare gli investimenti è un obbligo personale del cittadino e delle imprese.

Le iniziative per attuare percorsi virtuosi di decarbonizzazione e mitigazione dei consumi sono già in atto, come le misure per aumentare la produzione di energia elettrica rinnovabile e di gas rinnovabile (biometano e idrogeno) attraverso l’accelerazione delle procedure di installazione e il supporto agli investimenti, anche tramite le riforme e le risorse previste dal Pnrr. Nel piano governativo lo sviluppo delle fonti rinnovabili rimane infatti un fattore strategico per limitare quanto più possibile la domanda di gas.

Si prevede infatti il potenziamento degli impianti di energia elettrica rinnovabile Offshore e Onshore per circa 8 GW l’anno a regime dal 2023.

Misure obbligatorie di riduzione della domanda

Le previsioni degli Stati membri dell’Ue sono categoriche: ridurre i consumi nazionali di gas di almeno il 15% tra il 1° agosto 2022 e il 31 marzo 2023 rispetto alla media dello stesso periodo dei cinque anni precedenti. 

Concretamente tali misure si possono riassumere in azioni di natura amministrativa e di tipo comportamentale. Si punta ad “azioni amministrative che riducano il consumo di gas per il riscaldamento mediante l’introduzione di limiti di temperatura negli ambienti, di ore giornaliere di accensione e di durata del periodo di riscaldamento, in funzione delle fasce climatiche in cui è suddiviso il territorio italiano”.

In particolare, il piano per la riduzione dei consumi prevede che:

1) I valori indicati all’articolo 3, comma 1, del DPR n.74/2013 sono ridotti di 1°C:

a) 17°C +/- 2°C di tolleranza per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili;

b) 19°C +/- 2°C di tolleranza per tutti gli altri edifici;

2) I limiti di esercizio degli impianti termici, rispetto a quanto previsto dal comma 2 dell’articolo 4 del DPR n.74/2013, sono ridotti di 15 giorni per quanto attiene il periodo di accensione (posticipando di 8 giorni la data di inizio e anticipando di 7 giorni la data di fine esercizio) e di 1 ora per quanto attiene la durata giornaliera di accensione:

a) Zona A: ore 5 giornaliere dal 8 dicembre al 7 marzo;

b) Zona B: ore 7 giornaliere dal 8 dicembre al 23 marzo;

c) Zona C: ore 9 giornaliere dal 22 novembre al 23 marzo;

d) Zona D: ore 11 giornaliere dal 8 novembre al 7 aprile;

e) Zona E: ore 13 giornaliere dal 22 ottobre al 7 aprile;

f) Zona F: nessuna limitazione.

Le azioni volontarie di comportamento

Tra i comportamenti da adottare e da promuovere rientrano quelli della riduzione della temperatura e della durata delle docce, l’utilizzo anche per il riscaldamento invernale delle pompe di calore elettriche usate per il condizionamento estivo, l’abbassamento del fuoco dopo l’ebollizione e la riduzione del tempo di accensione del forno, l’utilizzo di lavastoviglie e lavatrice a pieno carico, il distacco della spina di alimentazione della lavatrice quando non in funzione, lo spegnimento o l’inserimento della funzione a basso consumo del frigorifero quando in vacanza, non lasciare in stand by Tv, decoder, Dvd, la riduzione delle ore di accensione delle lampadine.

Altre azioni comportamentali mirate prevedono dei piccoli investimenti iniziali, ad esempio con investimenti per la sostituzione di elettrodomestici a più elevato consumo con quelli più efficienti, sostituzione di climatizzatori con quelli più efficienti, installazione di nuove pompe di calore elettriche in sostituzione delle vecchie caldaie a gas, installazione di pannelli solari termici per produrre acqua calda, sostituzione lampadine tradizionali con quelle a led. Enea ha calcolato un risparmio di circa 1 miliardo di Smc. Tali misure ricadono già in buona parte in regime assistito (detrazioni fiscali, conto termico, etc.).

Solo attraverso l’applicazione di tutte queste norme comportamentali e gestionali da parte del singolo potrà tradursi in un risultato concreto valutabile su scala globale, e forse allora potrà accadere quello che oggi sembra impossibile: invertire la rotta per godersi il Pianeta Terra così come lo abbiamo ereditato ad inizio secolo, riportando il benessere naturale e la riscoperta dei valori immateriali che sono alla base del quieto vivere e della felicità.

A cura di Emanuele Triolo

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