La resilienza aziendale e i certificati bianchi

La resilienza aziendale e i certificati bianchi

La drammatica situazione internazionale e il vertiginoso aumento dei prezzi delle materie prime a cui stiamo assistendo – che si traduce in una lievitazione dei costi aziendali – spingerà gli imprenditori a ripensare il loro modo di produrre. In questo contesto, le aziende resilienti metteranno in atto tutte le strategie utili a sopportare le dinamiche esterne. Molte di queste aziende, percorrendo la strada dei benefici green, oltre alla riduzione dei consumi punteranno ai vantaggi economici tramite accordi di filiera, come, ad esempio, gli ormai noti certificati bianchi.

Gli aumenti delle materie prime e i rischi di mercato

L’aumento del costo delle materie prime che si è registrato nelle ultime settimane a causa dei bonus varati dal governo (110%) e la minore reperibilità delle stesse sul mercato interno, di certo si aggraverà nei mesi futuri per via della guerra in atto alle porte dell’Ue tra Russia e Ucraina, coinvolgendo indirettamente la sfera globale. Incrementi di prezzo hanno già visto le aziende triplicare il loro impegno di spesa nei confronti di energia, carburante e beni primari utilizzati nel processo produttivo con riscontri negativi sul bilancio finanziario che deve essere rivisto nel brevissimo periodo per far fronte alla crisi in atto.

In sostanza gli imprenditori devono iniziare a ripensare al modo di produrre e tagliare i loro consumi, partendo da quelli che chiaramente risultano inutili e superflui, per poi passare a strategie di difesa del valore nel medio periodo non inficiando comunque la qualità dei loro prodotti. Sono manovre molto difficili da mettere in atto e non trovano soluzioni istantanee e indolori, perché si rischia di dover tagliare i costi del personale incrementando la redditività e il rendimento di quelli che rimangono in servizio con il rischio di avere un sovraccarico di lavoro che a lungo andare produrrebbe degli effetti pericolosi sulla loro salute fisica e/o mentale.

È uno scenario verosimile che gli imprenditori conoscono bene poiché il mercato impone loro di cambiare spesso obiettivi e strategie mantenendo comunque la loro vision e la loro mission. Tuttavia si aggiunge oggi l’aggravante dell’aumento dei prezzi – quindi dei costi – e l’incertezza del mercato internazionale con lo sconvolgimento degli equilibri finanziari.

In quest’ottica si inserisce a pieno titolo il bilancio di sostenibilità con l’indicazione di nuovi orizzonti, rendicontando le azioni intraprese non solo sotto il profilo finanziario ma anche di valore. L’ottimizzazione dei processi passa invece per le vie dell’economia circolare che detta le regole di riduzione degli sprechi e della valorizzazione dei sottoprodotti, così da dare una seconda vita anche a quelli che potevano essere definiti scarti.

Strategie di resilienza aziendale

Le aziende che si possono definire resilienti sono quelle che mettono in atto tutte le strategie utili a sopportare le dinamiche esterne, come quelle già citate, mantenendo la loro leadership sui mercati.
La necessità in questi contesti è imputabile ai concetti di sostenibilità e autosufficienza dei propri cicli produttivi mantenendo saldo il rapporto con gli stakeholder e quindi con i consumatori finali, non facendo pesare a questi ultimi le scelte gestionali. Purtroppo una errata valutazione strategica comporta spesso la lievitazione del prezzo finale del bene, che grava alle tasche del consumatore avventizio o fidelizzato che sia. Raggiungere nuovi clienti è un obiettivo importante, ma lo è ancora di più mantenere quelli storici, che talvolta corrispondono ad una fetta importante di fatturato. Gli aumenti dei prezzi non permettono sonni tranquilli, e i consumatori hanno preso consapevolezza di avere un potere contrattuale maggiore perché basano i loro acquisti sul rapporto qualità/prezzo.

Oggi le aziende più resilienti che sicuramente risentiranno meno della crisi finanziaria e della volatilità dei prezzi, giocoforza, sono quelle che hanno intrapreso nel tempo un percorso di sostenibilità, non solo sulla carta, e che hanno deciso di integrare all’interno dei loro obiettivi di profitto la creazione di valore condiviso con importanti risultati. Esempi virtuosi sono legati alla riduzione energetica con l’efficientamento dei locali di produzione e alla generazione di energia da fonti rinnovabili quali fotovoltaico, mini eolico, biomassa, etc.

Molte di queste aziende percorrendo la strada dei benefici green, sono state poi guidate in percorsi più avvincenti secondo i quali, oltre alla riduzione dei consumi, è stato possibile ottenere dei vantaggi economici tramite accordi di filiera, come ad esempio le Esco (Energy Service Company) e l’ottenimento degli ormai noti certificati bianchi.
È chiaro che la finanza sostenibile gioca un ruolo fondamentale per la crescita ponderata dell’azienda perché unisce gli scopi economici con quelli green che tendono a mitigare i cambiamenti climatici, rispondendo agli appelli governativi nel segno della convergenza a modelli d’impresa a basso impatto ambientale.

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Cosa sono e come funzionano i certificati bianchi

I certificati bianchi sono il principale meccanismo di incentivazione dell’efficienza energetica e vengono anche chiamati Titoli di Efficienza Energetica (Tee).
Si tratta di titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi negli usi finali di energia attraverso interventi e progetti di incremento dell’efficienza energetica. In sostanza un certificato equivale al risparmio di una Tonnellata Equivalente di Petrolio (Tep).

Il Gse (gestore servizi energetici) riconosce un certificato per ogni Tep di risparmio conseguito grazie alla realizzazione dell’intervento di efficienza energetica, poi su indicazione del Gse, i certificati vengono poi emessi dal Gestore dei Mercati Energetici (Gme) su appositi conti.
I certificati bianchi possono essere scambiati e valorizzati sulla piattaforma di mercato gestita dal Gme o attraverso contrattazioni bilaterali. A tal fine, tutti i soggetti ammessi al meccanismo sono inseriti nel Registro Elettronico dei Titoli di Efficienza Energetica del Gme. 
Il valore economico dei titoli è definito nelle sessioni di scambio sul mercato.

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La cumulabilità dei certificati bianchi

I certificati bianchi non possono essere cumulati con altri incentivi, comunque denominati, a carico delle tariffe dell’energia elettrica e del gas e con altri incentivi statali, destinati ai medesimi progetti. Nel rispetto delle rispettive norme operative e nei limiti previsti e consentiti dalla normativa europea, i certificati bianchi sono invece cumulabili con finanziamenti erogati a livello locale, regionale e comunitario (es. i Por Fesr, erogati dalle Regioni) e con l’accesso a:

  • fondi di garanzia e fondi di rotazione;
  • contributi in conto interesse;
  • detassazione del reddito d’impresa riguardante l’acquisto di macchinari e attrezzature. In tal caso il numero dei titoli spettanti è ridotto del 50%

In definitiva, limitare gli sprechi energetici e ottimizzare le strutture produttive, piccole o grandi che siano, concorre a raggiungere degli obiettivi di sostenibilità in linea con le politiche mondiali. A questi si possono aggiungere incentivi e entrate collaterali che possono aumentare o arrotondare le entrate in modo del tutto pulito e sostenibile.

a cura di Emanuele Triolo

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