Come le aziende dovranno centrare gli obiettivi green

Come le aziende dovranno centrare gli obiettivi green

Il tempo della resa dei conti si fa sempre più vicino per quanto riguarda il razionamento delle risorse da impiegare nei cicli produttivi aziendali, complice sicuramente il conflitto in atto alle porte dell’Europa, ma il peso maggiore è da imputare al cambiamento climatico. In questo articolo cercheremo di capire come le aziende dovranno centrare gli obiettivi green, soprattutto il relazione alla crisi idrica che sta investendo il nostro Paese.

Razionamento delle risorse per i cicli produttivi

È di qualche giorno fa la notizia, ancora non ufficializzata, del possibile razionamento dell’acqua nei centri urbanizzati lungo tutto lo Stivale e non solo. Tali novità hanno creato non poco fermento fra la popolazione poiché siamo stati abituati a vedere questa risorsa, fino ad adesso, come un bene accessibile a tutti e ad un costo perlopiù contenuto a cui nessuno ha fatto cenno di voler rinunciare, sia pure per lavare l’auto in giardino con più risciacqui. A pensarci bene chiunque andrebbe oggi in incandescenza se il rubinetto iniziasse a limitare l’erogazione per un motivo o per un altro. 

Purtroppo però la realtà è di altra estrazione, e questa volta poco centra con la volontà dell’uomo. La natura si sta poco per volta ribellando all’ultimo secolo di “antropocentrismo” lanciando degli appelli allarmanti e facilmente riconoscibili da tutta la popolazione a livello mondiale. Lo sanno bene gli abitanti di alcune città che vedono i flussi idrici quasi azzerati nei propri appartamenti dopo una certa ora del giorno o della notte, nonostante il regolare pagamento delle tasse, oppure gli agricoltori che devono rinunciare a mettere a dimora alcune colture per evitare il deficit idrico che comporterebbe un danno economico ingente e la perdita dell’intero prodotto.

Il fulcro del problema è da ricondurre alle mancate o molto limitate precipitazioni durante alcuni periodi dell’anno, con costante aumento della temperatura media che concorre ad aumentare il senso “di sete” ad ogni livello della catena trofica e produttiva. 

Da dicembre a gennaio, secondo i dati riportati da Aisam (Associazione italiana di scienze dell’atmosfera e meteorologia), è stato rilevato che l’Italia ha ricevuto l’80% di pioggia e il 60% di neve in meno rispetto alla media stagionale, facendo dell’inverno 2021-2022 il sesto più siccitoso degli ultimi 63 anni.

Questa siccità ha influito significativamente su molte arterie fluviali italiane, tra cui il Po, che ha raggiunto i livelli più bassi da trent’anni a questa parte.

Possiamo quindi definire oggi più che mai la risorsa idrica il fattore limitante per eccellenza con il quale le imprese e gli imprenditori dovranno fare i conti (o ammenda) nella vita di tutti i giorni. 

L’Agenda 2030 e gli obiettivi idrici

Tra gli impegni programmatici di agenda 2030 rientra infatti anche il tema della gestione e del migliore impiego della risorsa idrica, quale elemento fondamentale su cui si basa la vita. 

L’Obiettivo 6 titola “Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e servizi igienici per tutti” poiché l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici di base è un diritto umano e, insieme all’acqua come risorsa, rappresenta un fattore determinante per tutti gli aspetti dello sviluppo sociale, economico e ambientale.

Iniziative aziendali per limitare gli sprechi di acqua

Il primo passo in assoluto è quello di limitare gli sprechi di acqua dolce e potabile lungo tutta la catena di lavorazione o comunque dell’uso che ne viene fatto in azienda nei vari locali, accertandosi di installare limitatori di flusso e rubinetti a tempo così da ridurre i quantitativi utilizzati dagli addetti nel corso del tempo. 

Altra soluzione potrebbe derivare da sistemi di accumulo dell’acqua piovana da impiegare poi laddove non è necessaria la potabilità della risorsa idrica, come ad esempio gli scarichi dei Wc o per il lavaggio di alcuni macchinari impiegati nella prima parte del ciclo produttivo aziendale. 

Per quanto riguarda invece le aziende con consumi più importanti, la parola d’ordine è riciclo. Attraverso appositi sistemi di pompaggio e di depurazione è possibile riciclare fino all’85% di acqua limitando l’approvvigionamento al minimo indispensabile e comunque reimmettendo nel sistema esterno una sostanza non inquinante, perfettamente in linea con gli indici di salubrità indicati dalla normativa. 

Queste buone pratiche vanno comunque condivise e divulgate all’interno dell’azienda così da rendere “le persone” parte del cambiamento e non soltanto dei meri esecutori materiali di una istruzione impartita dall’alto. 

Come contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico

Ottime iniziative sono quelle provenienti dal mondo produttivo imprenditoriale che si basano su un percorso condiviso di etica e valori, dove per ragioni più nobili e più alte del solo rendiconto personale, si interviene per raggiungere obiettivi globali. 

Fra queste rientrano progetti green da realizzarsi in varie parti del mondo per soddisfare alcune esigenze già individuate da gruppi di ricerca riconducibili a varie istituzioni internazionali e che poi sfociano in protocolli di intesa fra diversi Paesi. Un esempio è la già citata Agenda 2030, la Cop 21, il Protocollo di Kyoto, etc. 

Molto spesso sono gli stessi imprenditori che, in forma aggregata, lanciano delle piattaforme di crowdfunding per mobilitare le risorse verso obiettivi strategici come la messa a dimora di alberi per mitigare il cambiamento climatico, oppure ancora per installare sistemi per la sottrazione di CO2 dall’atmosfera contribuendo a limitarne la concentrazione.
Insomma qualsiasi iniziativa con un fondo filantropico è sempre in grado di attrarre a sé delle critiche costruttive e un ritorno d’immagine pulito, che nulla ha a che vedere con i vari fenomeni di greenwashing che miete sempre più spesso delle vittime inconsapevoli del proprio successo. 

Altri obiettivi vengono invece raggiunti con il Project financing, dove in tal caso gli utili diretti e indiretti vengono ripartiti nel tempo fra i finanziatori dell’opera messa a disposizione di enti pubblici o privati ma di cui tutti ne traggono giovamento. 

Insomma attrarre investimenti sicuri prevede da oggi un tocco di scienza e di tecnica per ottenere il massimo utile con il minimo sforzo limitando le perdite e massimizzando i profitti, con un approccio green e che sia sostenibile per gli imprenditori e per il pianeta.

In sostanza sono gli imprenditori che devono adeguarsi a nuovi metodi di produzione e non i consumatori come erroneamente si pensa.

A cura di Emanuele Triolo

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